Saman Abbas, i genitori sono stati condannati all’ergastolo
Nel piccolo comune di Novellara, in provincia di Reggio Emilia, si è consumata una tragedia che ha scosso profondamente l’opinione pubblica italiana e non solo. Saman Abbas, una giovane donna di origine pakistana di 18 anni, è scomparsa nella primavera del 2021, lasciando dietro di sé un mistero e una serie di interrogativi angoscianti. La svolta nel caso è arrivata con il ritrovamento del suo corpo il 29 novembre 2022, in un casolare abbandonato, portando alla luce una realtà sconvolgente.
Il tribunale di Reggio Emilia, in data recente, ha emesso una sentenza di primo grado che ha visto i genitori di Saman, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, condannati all’ergastolo per omicidio. La vicenda, al centro della quale vi è un rifiuto di un matrimonio combinato, ha sollevato questioni delicate riguardanti i diritti individuali, la libertà di scelta e l’integrazione culturale.
Com’è andato il processo e le condanne ricevute dai genitori
Il 19 dicembre 2023, un momento cruciale nella vicenda di Saman Abbas si è concretizzato nelle aule del tribunale di Reggio Emilia. In una sentenza di primo grado, i giudici hanno stabilito che i genitori di Saman, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, fossero colpevoli del terribile destino toccato alla loro figlia, condannandoli all’ergastolo per omicidio. Una decisione che ha segnato una tappa importante nel percorso di giustizia per la giovane scomparsa.
Al centro del processo, vi è stata la figura dello zio di Saman, Danish Hasnain, ritenuto l’esecutore materiale del delitto. Nonostante le sue affermazioni in cui attribuiva la colpa al padre di Saman, il tribunale ha sentenziato per lui una condanna a 14 anni di reclusione.
In una svolta inaspettata, i cugini di Saman, Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, sono stati assolti. Nonostante fossero coinvolti inizialmente nelle indagini, il loro ruolo nella vicenda non è stato chiarito con sufficiente certezza per giustificare una condanna.
La scomparsa di Saman Abbas
La scomparsa di Saman Abbas è un evento che ha radici in un contesto familiare e culturale complesso. Saman, all’età di 18 anni, si è trovata al centro di una disputa familiare riguardo a un matrimonio combinato. Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, Saman aveva rifiutato con fermezza il matrimonio organizzato dalla famiglia con un uomo residente in Pakistan, scelta che ha avuto tragiche conseguenze.
Il conflitto interno alla famiglia Abbas è stato il fulcro attorno al quale si è sviluppato tutto il caso. La giovane Saman, determinata a seguire la propria strada, aveva manifestato la sua opposizione al matrimonio combinato, una pratica ancora comune in alcune culture. Questa sua presa di posizione ha messo in moto una serie di eventi che, purtroppo, hanno portato alla sua scomparsa.
Dopo la sua denuncia ai genitori per aver tentato di costringerla al matrimonio, Saman fu ospitata in una struttura protetta gestita dai servizi sociali. Tuttavia, l’11 aprile 2021, ha deciso di fare ritorno a casa dei genitori, forse nella speranza di recuperare i suoi documenti. Fu l’ultima volta che fu vista in vita.
La scomparsa di Saman non è stata immediatamente trattata come un caso di omicidio. Inizialmente, le autorità hanno considerato la possibilità di una fuga volontaria o un sequestro, date le circostanze ambigue del suo allontanamento da casa. Solo con il progredire delle indagini, il quadro si è fatto più chiaro, rivelando la tragica realtà.
Come si sono svolte le indagini
L’indagine sulla scomparsa di Saman Abbas si è rivelata un complesso puzzle che ha richiesto mesi di lavoro accurato da parte delle forze dell’ordine. Inizialmente, la scomparsa di Saman è stata trattata come una possibile fuga o un sequestro, date le sue tensioni familiari e il suo recente ritorno a casa.
Il caso ha subito una svolta quando gli investigatori hanno iniziato a esaminare più da vicino le dinamiche familiari degli Abbas. Il racconto del fratello minore di Saman, rimasto in Italia, è stato fondamentale. La sua testimonianza, unita alle immagini delle telecamere di sorveglianza della fattoria dove lavorava il padre di Saman, ha iniziato a delineare un quadro inquietante.
Le immagini cruciali risalenti al 29 aprile 2021, mostrano lo zio di Saman, Danish Hasnain, insieme ai due cugini, mentre si dirigono verso i campi con attrezzi quali una pala e un piede di porco. Questa scoperta ha orientato l’indagine verso la teoria dell’omicidio.
L’interrogatorio di Danish Hasnain è stato un altro momento chiave. Sebbene inizialmente avesse accusato il padre di Saman di aver commesso l’omicidio, le sue indicazioni hanno portato al ritrovamento del corpo di Saman, sepolto in un’area isolata. L’esame autoptico ha rivelato una frattura al collo della ragazza, suggerendo un possibile strangolamento.
Nonostante le dichiarazioni di Hasnain, gli investigatori hanno concluso che fosse lui l’esecutore materiale del crimine, un dettaglio che ha giocato un ruolo significativo nel processo e nelle sentenze emesse.