Recensione spettacolo “6 Gradi” di Giobbe Covatta al Teatro Troisi
Giobbe Covatta si domanda cosa accadrebbe alla Terra se la temperatura salisse di 6 gradi e lo fa con ironia e irriverenza
Cosa succederebbe se la nostra temperatura corporea aumentasse di 6 gradi? Sicuramente il nostro organismo non reggerebbe alla variazione e smetterebbe di vivere.
La stessa cosa accadrebbe, e sta accadendo, al nostro pianeta se vi fosse un aumento di temperatura di una tale portata. Ed è proprio ciò che Giobbe Covatta vuole trasmettere con il suo nuovo spettacolo, “Sei gradi”, in scena al Teatro Troisi di Napoli fino al 23 febbraio 2014.
Da qualche anno fedele alle citazioni numeriche, Giobbe Covatta anche questa volta fa riferimento ad un numero (dopo “7”, i vizi capitali e “30”, gli articoli della Carta dei Diritti dell’Uomo) per sensibilizzare il proprio pubblico su un tema fondamentale come quello del riscaldamento globale.
Attraverso il linguaggio del teatro e della commedia, e ad un attenta e precisa divulgazione scientifica, l’attore napoletano vuole dunque continuare il suo percorso impegnato e lo fa con l’ironia e l’irriverenza che lo contraddistinguono.
Con l’espediente di un’ambientazione futura (il suo personaggio vive nel 2114) ipotizza ciò che potrebbe accadere alla Terra se la temperatura aumentasse di 1 grado ogni venti anni circa, fino ad arrivare ai “6 gradi” che danno il titolo allo spettacolo.
Per farlo, Covatta non trascura i grandi temi della nostra attualità, anzi proprio attraverso di essi si domanda come potrebbero vivere i nostri posteri in un futuro sempre più dominato dalla tecnologia e dal peggiorare della situazione politica ed economica.
In questo modo, attraverso le esperienze e le strampalate invenzioni dei nostri discendenti, siamo capaci di immaginare gli scenari futuri che potrà affrontare l’umanità se non si prenderanno provvedimenti adeguati.
Naturalmente, le battute dello spettacolo non risparmiano nessuno: i politici ladri e lontani dai problemi della gente, il continuo peggiorare della sanità pubblica, il decadimento dei valori della Chiesa, il mercato del lavoro che ormai non dà più possibilità, la diffidenza nei confronti del diverso.
Nonostante alcune battute si addentrino in argomenti che si allontanano un po’ dal tema principale, Covatta riesce anche a coinvolgere il suo pubblico, quasi sempre partecipe e divertito. Attraverso alcune canzoni o, ad esempio, l’invito ad uno spettatore a salire sul palco, Covatta è sempre capace di strappare una risata agli spettatori.
In questo modo, quasi prendendoli per mano, li conduce in riflessioni sempre meno divertenti e spensierate: cosa stiamo facendo noi per il futuro dei nostri figli e nipoti? Riusciranno essi a perdonarci per come stiamo trattando il pianeta? Una volta giunti al fatidico innalzamento di 6 gradi, la Terra non potrà più permettere la sopravvivenza degli essere umani..come possiamo evitare tutto ciò?
Ecco che, così, le risate si trasformano, man mano che lo spettacolo giunge alla sua conclusione, in sorrisi amari. Perchè giunti alla consapevolezza che l’uomo non campa senza il pianeta, ma il pianeta può campare senza l’uomo…….la domanda che tutti inevitabilmente sono costretti a chiedersi, a sipario calato, è: perchè?