Quali sono i prodotti che stanno per scarseggiare: pasta, grano, pomodoro, benzina
La grave situazione attuale in Ucraina, dovuta alla guerra iniziata dall’invasione del paese da parte dei russi, sta avendo pesanti ripercussioni anche in tutta l’Europa, e non solo, e naturalmente un forte impatto lo stiamo subendo anche noi in Italia relativamente al rincaro dei prezzi in tanti settori.
Come sappiamo, ormai i prezzi del carburante, del gas e dell’energia elettrica stanno costantemente aumentando, anche se in realtà gli aumenti erano iniziati già in precedenza, durante la fase di crisi profonda che ha portato poi a questo conflitto, ma la situazione si sta intensificando sempre più.
Un duro colpo per noi consumatori finali che ci stiamo accorgendo, nella nostra quotidianità, di quanto sono aumentati e continueranno ad aumentare i prezzi dei prodotti sugli scaffali dei supermercati.
Le cause generali dell’aumento dei prezzi
Dunque, i generi alimentari stanno subendo grossi rincari e questo aumento dei prezzi potrebbe continuare per molto tempo. Non solo perché l’aumento dei prezzi del carburante ha portato ad uno sciopero degli autotrasportatori con conseguente riduzione delle consegne nei supermercati e nei negozi, ma anche perché c’è lo stop alle importazioni di grano e mais ucraino, da cui anche l’Italia dipende in larga parte.
Come possiamo facilmente capire, le cause dietro il caro prezzi sono tante ed articolate e riguardano
- la scarsità attuale di grano;
- l’aumento del carburante che non consente ai tir di trasportare i prodotti;
- l’aumento del costo dell’energia elettrica che naturalmente è fondamentale nei processi produttivi.
Per tutti questi motivi, che come vedremo pian piano portano ad una serie di conseguenze inanellate, i prodotti come pane e pasta stanno subendo grossi aumenti, ma anche altri generi alimentari sono a rischio rincaro.
Analizziamo bene quali sono e perché ciò accade.
Pasta, pane e pizza
L’Italia importa gran parte del grano dall’estero ed il principale paese a cui ci rivolgiamo è il Canada per il grano duro.
Invece, il principale fornitore di grano tenero in Italia è proprio l’Ucraina, ma ora come detto c’è lo stop delle importazioni. Ciò ha comportato l’aumento costante del prezzo del mais in tutte le borse merci arrivando anche oltre al 25%. Naturalmente questa motivazione si somma a quelle relative all’aumento dei prezzi del carburante e conseguentemente del trasporto delle merci, oltre al rincaro dell’energia che sicuramente serve ai processi produttivi. Inoltre, il grano canadese l’anno scorso ha perso tanto, passando da quasi 7 milioni di tonnellate a circa 3,5 milioni anche a causa del cambiamento climatico.
Dunque, con queste scarse quantità di grano in circolazione, i prezzi aumentano e ne risentono tanto anche gli acquirenti finali nel momento di acquistare pane, pasta ed altri prodotti a base di grano al supermercato o in negozio, ma anche semplicemente andando a mangiare una pizza nel weekend.
Passate di pomodoro e pelati
Anche i pelati e le passate di pomodoro in bottiglia ed in scatola rischiano di subire l’aumento dei prezzi. Come mai? A causa di ciò che abbiamo detto in precedenza, i coltivatori potrebbero considerare più conveniente coltivare cereali piuttosto che pomodori.
Sarebbe un’attività più redditizia quella di riconvertire parte dei terreni e puntare sulla coltivazione di cereali come il grano ed è ciò di cui si preoccupa l’Alleanza Cooperative Agroalimentari. Infatti, in una sua nota, ricorda che queste sono le settimane cruciali per la coltivazione del pomodoro e molti produttori potrebbero non scegliere questa via, ma puntare su mais, girasole, sorgo e soia che purtroppo non arriveranno più da Russia, Ucraina ed Ungheria.
Ciò significa che la coltivazione di pomodori potrebbe essere di molto ridotta, quindi la quantità nei supermercati sarebbe minore ed i prezzi aumenterebbero. Per non parlare del fatto che incide, per i produttori, anche il costo dell’energia e di altri materiali come le confezioni, i materiali da imballo ed i concimi.
Olio e farina
Anche i diversi tipi di olio a base di semi, come quelli di girasole ed arachidi per fare degli esempi, saranno interessati dal caro prezzi.
L’olio di semi di girasole proviene in gran parte da Kiev, la capitale dell’Ucraina, e come detto l’importazione da questo paese è stata bloccata.
Naturalmente anche la farina, che si ottiene prevalentemente dalla macinazione dei cereali, subirà un contraccolpo.
Conserve, biscotti, condimenti
Gran parte di questi prodotti è processata utilizzando olio di semi di girasole e se quest’ultimo inizierà a scarseggiare per i motivi citati, allora anche altri prodotti potrebbero essere a rischio caro prezzi e quantità disponibili. Parliamo di diversi tipi di biscotti, conserve, condimenti, salse, sughi e fritture.
Carni, latte e uova
Con la riduzione delle quantità di mais e soia, si rischia anche di non riuscire ad alimentare adeguatamente il bestiame. Ad esempio, negli allevamenti bovini la farina sarà sostituita con il fieno perché il mais costa troppo.
Tutto ciò potrebbe comportare una riduzione nella produzione del latte, della carne e delle uova.
Questa eventuale scarsità, oltre alle altre cause di cui abbiamo parlato, potrebbe portare all’aumento dei prezzi di questi prodotti.
Pesce fresco
Oltre allo sciopero degli autotrasportatori è in atto anche uno sciopero dei pescherecci che sono fermi da giorni nei porti di diverse città italiane.
Sono anche i pescatori a protestare contro l’aumento del carburante e non trovano convenienza ad uscire in mare per pescare. Ecco perché ci sarà carenza di pesce fresco nei supermercati e nelle pescherie, con conseguente aumento dei prezzi.
L’aumento dei prezzi del carburante
Una grande ripercussione sull’aumento dei prezzi dei generi alimentari dipende dal rincaro del carburante che in questo periodo sta raggiungendo livelli molto alti. Benzina, diesel e gasolio sono a prezzi record e solo nell’ultima settimana, con i dati del Ministero dello Sviluppo Economico, c’è stato un aumento dell’84,28% rispetto alla precedente rilevazione del 28 febbraio.
Le tre cause principali di questi rincari sono:
- l’aumento de prezzo del petrolio;
- l’effetto del cambio tra euro e dollaro;
- l’incidenza delle accise e dell’Iva.
Le prime due cause dipendono dalla guerra in Ucraina, mentre la terza no ed è su questa che il Governo potrebbe intervenire. Gli autotrasportatori chiedono l’azzeramento dell’Iva, mentre i benzinai chiedono che si passi alle accise mobili applicando la legge 244/07. Ricordiamo che le accise sono quelle tasse che lo Stato applica sulla fabbricazione o sulla vendita di prodotti di consumo, proprio come la benzina, e che si pagano proprio al momento dell’acquisto perché sono previste nel prezzo. Spesso lo Stato ne ha fatto uso per fronteggiare momenti di emergenza.
Con la legge citata, queste tasse potrebbero essere ridotte e ci sarebbe un vantaggio sia per i benzinai sia per i consumatori. Infatti, secondo un report dell’Unione Energie per la Mobilità, sono proprio le accise e l’Iva a rendere la benzina molto cara.
Dobbiamo anche dire che l’Opec+ aveva fissato la produzione del petrolio a 400mila badili al giorno nel mese di marzo, provocando un’impennata del prezzo visto l’incremento di domanda senza le forniture russe.
La necessità di diventare autosufficienti
Non sappiamo come proseguirà la guerra e quanto durerà ancora, ma come detto già alcuni coltivatori stanno pensando di convertire le proprie produzioni, dunque quella di diventare ancora più autosufficienti potrebbe essere una soluzione per limitare questo tipo di problemi in futuro.
Con una corretta programmazione del prezzo, concordato tramite contratti di filiera, come consiglia la Coldiretti, si potrebbe raggiungere una maggiore indipendenza nella produzione e vendita di determinati prodotti, come il grano.