Protesta dei trattori, perché protestano e cosa comporta?

green tractor on brown grass field under blue sky during daytime
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Da inizio febbraio 2024, le campagne italiane sono diventate teatro di una protesta unica nel suo genere: quella dei trattori. Migliaia di agricoltori hanno preso le redini del movimento nazionale, portando in piazza non solo i loro mezzi di lavoro, ma anche una serie di richieste urgenti e cruciali.

Una mobilitazione scaturita dall’esasperazione per l’aumento vertiginoso dei costi e da politiche agricole ritenute inadeguate che ha evidenziato la resilienza e la determinazione di un settore chiave per il Made in Italy. La protesta è una sorta di campanello d’allarme su temi di grande rilievo come la sostenibilità ambientale, la giustizia economica e la difesa della qualità italiana, dimostrando la profonda competenza e la passione degli agricoltori italiani nel tutelare il loro lavoro e il patrimonio agricolo del paese.

Ma su alcuni punti posti in attenzione dagli agricoltori c’è dibattito, soprattutto in merito al problema dei pesticidi.

Le motivazioni della protesta

Le radici della protesta dei trattori affondano in una serie di questioni complesse e sfaccettate che mettono a dura prova gli agricoltori italiani. Al centro del malcontento vi sono gli aumenti insostenibili dei costi di carburante e materie prime, che hanno messo in ginocchio numerose aziende agricole, minacciando la loro competitività e sopravvivenza. A complicare ulteriormente la situazione, le politiche agricole europee, come la contestata Direttiva sui pesticidi e la strategia Farm to Fork, percepite come minacce per l’agricoltura italiana, in quanto ritenute poco sostenibili e penalizzanti per il settore. Gli agricoltori si trovano inoltre a fronteggiare una crisi del mercato aggravata da una concorrenza sleale, dove prodotti stranieri a basso costo e pratiche di dumping mettono a rischio la produzione nazionale. Di fronte a questo scenario, la richiesta è chiara: misure concrete di sostegno al settore, come la riduzione delle accise sui carburanti, l’abbattimento dei costi energetici e una semplificazione burocratica, oltre alla valorizzazione dei prodotti italiani.

  • Aumento dei costi: carburante, gasolio agricolo, materie prime.
  • Politiche agricole europee: Direttiva sui pesticidi, strategia Farm to Fork.
  • Crisi del mercato: concorrenza straniera, pratiche di dumping.
  • Richieste: sostegno al settore, riduzione costi, valorizzazione prodotti italiani.

Le azioni di protesta

La protesta degli agricoltori si è manifestata attraverso una serie di azioni incisive che hanno catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni. Le strade e le autostrade di varie regioni italiane sono state teatro di blocchi stradali imponenti, con file di trattori che hanno rallentato e, in alcuni casi, interrotto la circolazione, diventando simbolo tangibile del disagio e della determinazione del settore agricolo. Parallelamente, città come Milano, Roma e Firenze hanno visto sfilare cortei e manifestazioni, con migliaia di agricoltori che hanno portato in piazza le loro richieste, trasformando la protesta in un momento di condivisione e visibilità nazionale. Un momento significativo è stato l’incontro con il Governo, durante il quale una delegazione di agricoltori ha avuto la possibilità di presentare direttamente le proprie istanze, aprendo un canale di dialogo fondamentale per la ricerca di soluzioni condivise.

I risultati ottenuti

La protesta dei trattori ha già iniziato a raccogliere i primi frutti del suo impegno e della sua determinazione. Una delle vittorie più significative è stata il ritiro della proposta di Direttiva sui pesticidi da parte della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che rappresentava uno dei punti più critici e contestati dagli agricoltori.

Inoltre, l’impegno del Governo italiano a intervenire in maniera concreta a sostegno del settore agricolo segna un altro passo importante verso il riconoscimento delle difficoltà affrontate dagli agricoltori e la volontà di trovare soluzioni sostenibili.

Che cosa sono la Direttiva sui pesticidi e la strategia Farm to Fork

Uno degli aspetti più dibattuti e critici all’interno della protesta dei trattori riguarda le politiche europee in materia di agricoltura, in particolare la Direttiva sui pesticidi e la strategia Farm to Fork. La Direttiva sui pesticidi, con l’obiettivo di promuovere l’uso sostenibile dei pesticidi riducendone i rischi per la salute umana e l’ambiente, prevedeva misure come la riduzione del 50% dell’uso e del rischio dei pesticidi chimici entro il 2030. Disposizioni che, sebbene ben intenzionate, hanno sollevato preoccupazioni tra gli agricoltori per le possibili ripercussioni sulla competitività e sulla produttività del settore agricolo italiano.

Parallelamente, la strategia Farm to Fork, pilastro del Green Deal europeo, mira a rendere i sistemi alimentari europei più sani, equi e sostenibili. Tra le misure proposte, l’aumento del 25% della superficie agricola destinata all’agricoltura biologica e la riduzione del 20% dell’uso dei fertilizzanti entro il 2030. Anche in questo caso, gli agricoltori esprimono preoccupazioni sulla fattibilità e sull’impatto economico di tali obiettivi, temendo che possano tradursi in ulteriori oneri e sfide per il settore.

Il problema delle deroghe sui pesticidi

Una questione particolarmente controversa all’interno del dibattito sui pesticidi riguarda l’uso di deroghe che permettono l’impiego temporaneo di sostanze altrimenti vietate nell’Unione Europea. Deroghe concesse per periodi limitati di 120 giorni, che hanno sollevato preoccupazioni riguardo alla loro giustificazione e all’impatto sulla salute umana e sull’ambiente.

Il controsenso è: se da un lato si spingono politiche per limitare l’uso di pesticidi, perché è poi consentito l’uso e l’importazione di prodotti trattati con determinati pesticidi che sappiamo già essere tossici?

L’organizzazione Pan Europe ha evidenziato come, nonostante il quadro normativo restrittivo, numerosi Stati membri abbiano fatto ricorso a queste eccezioni, concedendo deroghe per sostanze ritenute altamente pericolose.

Tra le sostanze più spesso oggetto di deroghe ci sono i neonicotinoidi, insetticidi noti per i loro effetti nocivi sulle api e altri insetti impollinatori, e il diquat, un erbicida che interferisce con il sistema endocrino. L’uso estensivo e a volte ingiustificato delle deroghe ha sollevato numerosi interrogativi sulla coerenza delle politiche ambientali europee e sulla reale protezione offerta a cittadini e ecosistemi.

In Italia, l’attenzione si è concentrata in particolare sull’uso del 1,3-Dicloropropene, un fumigante del suolo, per il quale sono state concesse diverse deroghe negli anni, con l’ultima a Maggio 2023, spesso a favore di grandi aziende produttrici di pesticidi senza che vi fosse neppure un’analisi tecnica dietro tale deroga. La mancanza di trasparenza e di una solida giustificazione tecnica per queste deroghe alimenta il dibattito sulla necessità di una regolamentazione più stringente e di un controllo più rigoroso sulle eccezioni concesse.

Il problema dell’agricoltura biologica

L’agricoltura biologica è spesso percepita come una soluzione più salutare e sostenibile rispetto all’agricoltura convenzionale, ma questa visione è soggetta a dibattiti e controversie. Nonostante l’assenza (o la scarsa quantità, entro certi limiti) di pesticidi sintetici e fertilizzanti chimici, non vi sono evidenze scientifiche definitive che attestino che i prodotti biologici offrano vantaggi significativi in termini di salute rispetto a quelli convenzionali, inoltre molto spesso le agricolture biologiche vengono protette circondandole con agricolture tradizionali.

Inoltre, l’agricoltura biologica può presentare sfide in termini di efficienza produttiva: spesso richiede più terra e acqua per produrre la stessa quantità di cibo rispetto all’agricoltura convenzionale e ancora più rispetto all’agricoltura OGM, potenzialmente portando a un maggior impatto ambientale. La ridotta resa per ettaro implica una maggiore necessità di spazio, che potrebbe tradursi in una pressione aggiuntiva sulla deforestazione e sulla perdita di habitat naturali. Aspetti sollevano questioni complesse sul vero impatto dell’agricoltura biologica e sull’equilibrio tra i benefici per la salute e le implicazioni ambientali.

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