Mummenschanz al Teatro Bellini: la magia del teatro senza parole nè musica [Recensione]
La straordinaria creatività del teatro non verbale e del trasformismo visivo al Teatro Bellini con i Mummenschanz!
Si è tenuta ieri sera la prima di uno degli spettacoli più attesi della stagione del Teatro Bellini di Napoli: Mummenschanz, i musicisti del silenzio.
Una gigantesca mano apre il sipario e compare sul palcoscenico come un vero e proprio presentatore, davanti agli occhi degli spettatori increduli ed in trepida attesa per ciò che di lì a poco avrà luogo. Un’altra mano enorme spunta da uno degli ingressi in sala e comincia a scherzare con il pubblico, ad accarezzare e a giocare con i presenti seduti, per poi raggiungere la sua “compagna” in scena.
Entrambe sono lì per presentare uno spettacolo al di fuori dell’ordinario, dove gli oggetti d’uso più comune sono in grado di diventare qualsiasi altra cosa, ma soprattutto dove le potenzialità espressive dei gesti, dei movimenti, dei colori e delle luci, superano di gran lunga il potere, talvolta sopravvalutato, della parola a teatro.
I Mummenschanz, infatti, sono una compagnia teatrale svizzera fondata nel 1972, specializzata in teatro non verbale ed in trasformismo visivo, che festeggia quest’anno i 40 anni di carriera e successi in giro per il mondo con una tournée che ha l’obiettivo di diffondere e far conoscere il vero linguaggio del teatro: quello della scena.
Quattro sono gli attori in scena, che si svelano soltanto a spettacolo finito per salutare il pubblico dalla ribalta, ma allo spettatore sembra di non aver visto traccia di essere umano per tutta la durata della pièce. Per due ore i suoi occhi sono immersi in un mondo magico e sorprendente, in un luogo al di fuori del tempo e dello spazio, dove tutto può accadere e dove tutto si può trasformare in altro, in tempo reale. Lo sguardo degli spettatori resta incantato dal continuo turbine di evoluzioni che hanno luogo davanti ai propri occhi.
Creature stravaganti e buffe, fatte di gomma, tubi, tessuti, gommapiuma, fili fluorescenti, carta e cartoni, stoffa, sacchetti di plastica, rotoli di carta igienica, emergono dal buio della scena con i loro colori sfavillanti, resi ancora più evidenti da un sapiente sistema d’illuminazione, e raccontano senza mai far uso di parole, suoni o rumori, e senza il bisogno di sottofondo musicale, scene di vita quotidiana, piccole storie d’amore tra personaggi fantasiosi, sketches comici ed irresistibili, davanti ai quali non si può far a meno di ridere, nonostante queste strambe creature non parlino nè comunichino tra loro, se non a gesti, o modificando di continuo le loro meravigliose maschere.
L’aspetto più straordinario della performance dei Mummenschanz è che, ad un certo punto, non ci si rende neanche conto di assistere ad uno spettacolo “muto”. E quando ce ne accorgiamo cominciamo a pensare che le parole, ma anche solo la musica, non avrebbero espresso ciò che questo linguaggio “visivo” della scena è in grado di comunicare. Insomma i Mummenschanz ci riportano ad un teatro delle origini, quello del mimo e della pantomima, quando l’arte del teatro non doveva affidarsi ad altro che al proprio codice primario, quello visivo fatto di scena, colori, luci, ed espressività corporea, come gesti, movimenti, maschere, con cui si può raccontare qualsiasi cosa. Un linguaggio incredibilmente universale e compreso da tutti.
Tante sono le interazioni con lo spettatore, più volte chiamato a “contribuire” in vari modi alla “creazione” degli stessi personaggi da rappresentare in scena, tantissime sono le risate che scoppiano davanti alla spontaneità, ma anche le assurdità, di ogni sketches. Ma soprattutto continue sono state le espressioni e le manifestazioni di sorpresa del pubblico, che hanno letteralmente scandito lo spettacolo.
Quattro le “star” di Mummenschanz, di cui due italiani, Floriana Frassetto (co-fondatrice e direttrice artistica della compagnia), Philipp Egli, Raffaella Mattioli e Pietro Montandon. Sono loro le “anime” nascoste nel buio della scena che danno vita, grazie alla loro agilità fisica e la loro espressività corporea, ma soprattutto alla loro creatività, agli infiniti personaggi che per due ore incantano il pubblico con le proprie maschere surreali e con le loro stravaganti storie.
Lo spettacolo dei Mummenschanz rappresenta un’interessante ed affascinante rivelazione della vera essenza dell’arte del teatro, che riporta al presente la magia degli spettacoli di un tempo, dove il vero protagonista della scena era il “dramma visibile” che si trasmetteva attraverso il senso percettivo primario dello spettacolo dal vivo: la vista.
I Mummenschanz vi aspettano ancora in scena fino al 17 novembre 2013 al Teatro Bellini. (Qui info sui prezzi)