Miti e leggende di Napoli: fantasmi, misteri e superstizioni

Miti e leggende di Napoli
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Le leggende, i miti e le storie su fantasmi, spiriti e streghe della città di Napoli.

Il mito e la leggenda da sempre ammantano Napoli e la storia della città è ricca di segreti, storie di fantasmi, spiriti benevoli o spettri maligni che ancora oggi sono parte delle credenze dei cittadini. La storia stessa della fondazione della città ha le sue radici in una delle leggende più note, quella della Sirena Partenope, tanto che uno degli aggettivi per identificare i cittadini è ancora partenopei.

Tra Munaciello, Bella ‘Mbriana, l’uovo magico di Castel dell’Ovo, gli spettri nei palazzi e nelle fortezze e le streghe, sono tanti i racconti che si tramandano da numerose generazioni e che fanno di Napoli una città piena di mistero.

Leggende di Partenope

Sono due le leggende più note sulla figura di Partenope, considerata fondatrice di Napoli. La prima deriva dall’Odissea di Omero, in cui si narra che Ulisse fu l’unico a non subire gli effetti del canto melodioso delle tre sirene, inducendole al suicidio. Il corpo di una delle tre, Partenope, fu trascinato fino all’isolotto di Megaride, dove oggi sorge il Castel dell’Ovo, per poi dissolversi, e secondo il mito si trasformò nell’attuale paesaggio della città.
La seconda versione narra che Partenope fu una fanciulla greca innamorata di Cimone il cui amore era contrastato dal padre. I due decisero di fuggire, arrivando sulle coste napoletane, e qui la donna iniziò ad essere osannata dai cittadini perché al suo cammino la terra diventava sempre più fertile.

La Bella ‘Mbriana

La Bella ‘Mbriana è uno spirito benevolo che vive nelle case dei napoletani portando loro fortuna e convive con il Munaciello, di cui è antagonista. Non si conosce precisamente il suo aspetto perché appare di sfuggita durante le ore più luminose o nel primo pomeriggio e quando la si avvista si trasforma magicamente in un geco, animale considerato portafortuna. Secondo la leggenda, la Bella ‘Mbriana era una bellissima principessa che perse il suo amore e, sola e disperata, iniziò a vagare per la città. Il re suo padre chiese ai suoi sudditi di aprire le porte delle loro case per accoglierla. Ecco perché è considerata lo spirito che protegge la casa.

‘O Munaciello

Il Munaciello è uno spirito dispettoso che vive nelle case, può portare sia fortuna sia sventura ed indossa un saio da monaco che nasconde le sue brutte fattezze. Secondo Matilde Serao è stato un personaggio realmente esistito, cioè il figlio deforme di Caterinella Frezza, ricca donna che si innamorò di un garzone contro il volere del padre e per questo motivo ebbe un figlio dall’aspetto orrendo. Secondo la leggenda, invece, fu un gestore di pozzi d’acqua che entrava nelle case dai canali di scolo per rubare oggetti preziosi. Il popolo gli attribuisce poteri magici e lo incolpa degli episodi spiacevoli, ma lo considera anche benevolo perché spesso lascia delle monete in luoghi nascosti della casa.

La leggenda di Castel dell’Ovo

Il Castel dell’Ovo sul Lungomare di Napoli deve il suo nome ad un’antica leggenda che coinvolge Virgilio. Il poeta latino, considerato anche un mago nel Medioevo, avrebbe nascosto un uovo magico nelle segrete del castello per far sì che non crollasse mai. Infatti, la sua eventuale rottura provocherebbe la distruzione della fortezza e di tutta la città. L’uovo non è mai stato trovato, ma si narra che si trovi in un recipiente d’acqua in una gabbia di ferro appesa ad una trave di quercia in una stanza dei sotterranei. Nel XVI secolo un crollo dell’arco fece diffondere il panico tra gli abitanti e la Regina Giovanna I fu costretta a giurare di aver sostituito l’uovo.

Fantasmi di Castel Sant’Elmo

Secondo un’antica leggenda, nel Castel Sant’Elmo al Vomero vaga un fantasma vestito di bianco che si diverte a spaventare chiunque si avvicini. È infatti molto giocherellone e gli piace anche uscire dalle mura per portare un po’ di terrore. Al Castello è legata un’altra leggenda riferita alle urla che secondo alcuni si odono dai sotterranei. Infatti, alla fine della prima rampa della scala della Pedamentina c’è un cancello da cui le guardie reali uccidevano i nemici e ne lanciavano i corpi nelle segrete per farli mangiare dai topi o, addirittura, dagli abitanti della città. Le urla sarebbero i lamenti di queste vittime.

Mito di Posillipo e Nisida

Secondo un antico mito, Posillipo era un giovane leggiadro e scherzoso, dal cuore molto sensibile, che si innamorò di una donna bellissima di nome Nisida. La fanciulla, seppur molto affascinante, aveva un animo gelido ed un cuore di pietra, era una ragazza incantatrice, ma malvagia. Il ragazzo, sofferente per l’amore che non poteva avere, non resistette al dolore e decise di suicidarsi in mare. Gli Dei decisero di trasformarlo nell’attuale isola, mentre Posillipo fu trasformata nella collina che si trova di fronte. Per loro volere, Nisida ospita “omicidi e ladri” (oggi c’è infatti un carcere minorile), mentre la collina di Posillipo attira tutti con la sua bellezza.

Coccodrillo al Maschio Angioino

Una leggenda, narrata sia da Croce che da Dumas, racconta della presenza di un coccodrillo famelico in una delle fosse del Maschio Angioino. Usata per rinchiudere i prigionieri da punire più rigidamente, divenne un luogo misterioso perché questi scomparivano senza motivo apparente, finché non si scoprì la presenza dell’animale. Si dice che giunse a Napoli dall’Egitto con la Regina Giovanna II che lo sfruttava per dargli in pasto gli amanti che voleva eliminare. Da allora, vi si fece ricorso per far sparire le persone più scomode al regno, ma fu Ferrante d’Aragona a farlo uccidere soffocandolo con una coscia di cavallo.

Leggenda sul Palazzo della Gaiola

La Villa sull’isolotto della Gaiola è considerata un luogo di sfortuna, infatti negli scorsi decenni sono capitate varie sventure ai suoi proprietari, addirittura la morte. Tra i più noti, Gianni Agnelli che ha subito la morte di molti familiari, e Paul Getty il cui nipote fu rapito dalla ‘Ndragnheta. Alla base vi sarebbe il racconto sui primi acquirenti, una donna inglese ed il nobile suo marito che si innamorò della cognata. La consorte, sentitasi tradita, iniziò ad accusare ferocemente la sorella, ferendola a tal punto che la giovane si tolse la vita. L’uomo per il dolore si sparò, mentre la moglie impazzì e per questo motivo la Villa sarebbe circondata dalla jattura (sfortuna).

Spiriti di Palazzo Donn’Anna

Il Palazzo di Posillipo prende il nome da Donna Anna Carafa, nipote di Luigi Carafa di Stigliano, che acquistò la struttura nel 1571. Si racconta che durante uno dei magnifici ricevimenti che Donna Anna amava dare a Palazzo, sorprese il suo amante Gaetano di Casapesenne a baciare la giovane Donna Mercedes de las Torres. Nei giorni seguenti, Donna Mercedes sparì e si ipotizzò che Donna Anna le avesse avvelenato l’anima, lasciando il povero Gaetano disperato alla sua vana ricerca. Da allora, secondo la leggenda, i tre spiriti vagano nel Palazzo e lo faranno in eterno.

La Strega del Vesuvio

La storia sulla presenza di un strega sul Vesuvio si racconta dal 1858, anno in cui ci fu una forte eruzione del vulcano che provocò la fuoriuscita di una quantità enorme di magma. Da quel momento, si iniziò ad udire tutte le notte un urlo agghiacciante che fece credere agli abitanti del luogo che qualcuno soffrisse terribilmente.

Dopo innumerevoli ed inutili perlustrazioni, i cittadini decisero di rivolgersi ad una fattucchiera locale per svelare l’arcano. “‘A vecchia ‘e Mattavona”, questo il suo nome, riuscì a zittire le grida pronunciando incomprensibili parole magiche.

La Janara

La Janara sarebbe una strega malefica la cui leggenda nasce nel beneventano, diffondendosi presto anche a Napoli. È considerata la figlia di Satana, per questo motivo Dio l’avrebbe resa sterile e lei, frustrata e invidiosa, va in giro per le case della città in cerca soprattutto di bambini. Conosce l’occulto e può fare riti di magia nera, malocchio e fatture. Secondo il mito la si può avvistare di notte e, se si è bravi a catturarla afferrandola per i capelli, la si può neutralizzare. Questo a patto che si risponda correttamente alla sua domanda “Che tieni in mano?”, dicendo “Ferro e acciaio” e non “capelli”. Se invece la si cattura quando non ha assunto forma corporea, si riceve protezione per 7 generazioni.

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