Geppi Cucciari e Bianca Balti: la malattia non è una battaglia, ribellarsi al ruolo di guerriera
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Negli ultimi anni, sempre più donne che affrontano la malattia hanno deciso di rifiutare l’etichetta di “guerriere”. Tra loro, Geppi Cucciari e Bianca Balti, due figure pubbliche che hanno espresso il loro dissenso nei confronti di un linguaggio che, seppur nato per incoraggiare, può risultare riduttivo e persino dannoso.
Cosa disse Geppi Cucciari nel 2023
Nel 2023, Geppi Cucciari ha affrontato il tema della malattia con una riflessione pungente. Durante un’intervista, ha dichiarato: “Morire sarebbe una resa? Soccombere significa non aver guerreggiato bene? La malattia non è una guerra. La guerra la fa la ricerca scientifica”. Parole forti, che miravano a ribaltare la retorica del combattimento, sottolineando come la responsabilità della guarigione non possa ricadere sulle spalle di chi si ammala.
Cucciari è anche ambasciatrice di Fondazione AIRC, un impegno che porta avanti con convinzione da oltre dieci anni. Ha dichiarato: “Tutti noi abbiamo sfiorato purtroppo nella nostra vita questa malattia, abbiamo visto qualcuno che amiamo non farcela, e non perché non ne avesse le forze, ma perché a volte dall’altra parte c’è qualcosa troppo grande, troppo forte, o magari perché è troppo tardi. Per questo ho scelto di fare squadra con 6 mila ricercatrici e ricercatori AIRC, tutti insieme possiamo contribuire a costruire un futuro sempre più libero dal cancro”. Cucciari sottolinea che il vero sostegno alla lotta contro il cancro passa attraverso la ricerca, invitando anche a destinare il 5×1000 ad AIRC per supportare il lavoro dei ricercatori.
Con le sue parole, Cucciari ha voluto porre l’attenzione sulla fragilità e sulla dignità di chi attraversa un percorso difficile, senza sentirsi costretto ad aderire a un modello di forza imposto dall’esterno. Non tutte le persone vogliono essere eroine, e il rischio di questa narrazione è quello di far sentire inadeguato chi non si riconosce in essa.
Il qualunquismo di Carlo Conti verso Bianca Balti a Sanremo 2025
A distanza di due anni, sul palco di Sanremo 2025, Bianca Balti si è trovata a dover gestire la stessa retorica. La top model, che aveva chiaramente espresso di voler essere presente al Festival come donna e professionista, e non come simbolo della sua malattia, è stata introdotta da Carlo Conti con parole che hanno fatto discutere: “Ecco a voi Bianca Balti, soprattutto in questo periodo una guerriera”.
Balti, che aveva già dichiarato di non voler essere definita attraverso la malattia, ha risposto con la sua solita eleganza, ribadendo che la sua presenza a Sanremo era una celebrazione della vita, non un atto di resistenza. Ma il momento ha evidenziato quanto sia difficile per il linguaggio comune distaccarsi da stereotipi radicati.
L’episodio ha suscitato molte reazioni, con critiche rivolte a Conti per aver ignorato la volontà della modella e aver ridotto la sua partecipazione a una narrazione eroica imposta dall’esterno. La vicenda ha riacceso il dibattito su come si raccontano le esperienze delle persone malate e sulla necessità di ascoltare le dirette interessate anziché incasellarle in un linguaggio prestabilito.
Un cambio di prospettiva necessario
Le parole di Geppi Cucciari, che risultano essere perfette anche per il 2025, e la reazione di Bianca Balti mostrano come molte donne vogliano essere riconosciute per quello che sono, senza essere costrette in definizioni che non sentono proprie. E soprattutto senza andare ad invalidare chi, invece, affrontare la malattia in altro modo. Nessuna scelta è “sbagliata” o da premiare. Il rispetto è fondamentale. Non si tratta di sminuire la forza di chi affronta la malattia con spirito combattivo, ma di dare spazio a tutte le forme di vissuto, senza imporre una narrazione unica.