Come è morto Akira Toriyama, padre di DragonBall, a soli 68 anni
Il mondo non era pronto per questa notizia che ha colpito soprattutto gli appassionati di manga come un fulmine a ciel sereno: Akira Toriyama, il padre del noto Dragon Ball, è scomparso a 68 anni.
Nel settore manga e anime, Toriyama ha rappresentato un pilastro, le cui storie hanno trascinato in avventure epiche milioni di lettori e spettatori. La sua eredità, impressa nelle pagine di Dragon Ball e Dr. Slump, continua a vivere nei cuori dei fan. Oggi, mentre il mondo piange la sua perdita, ci impegniamo a ricordarlo, esplorando la causa della sua prematura scomparsa e celebrando le opere che lo hanno reso immortale.
Come è morto Akira Toriyama? Le cause della sua prematura scomparsa
Sembra essere stato qualcosa di improvviso che ci ha costretto a dire addio al grande Akira Toriyama. L’artista è morto a causa di un ematoma subdurale acuto.
Si tratta di un accumulo di sangue tra il cervello e il suo rivestimento esterno, può essere fatale se non trattata tempestivamente. Spesso risultato di un infortunio, in questo caso non sono stati diffusi dettagli specifici sulle circostanze. La comunità internazionale dei fan e i colleghi nel campo dei manga e dell’animazione hanno manifestato il loro profondo cordoglio, riconoscendo in lui non solo un artista di straordinario talento ma anche una fonte di ispirazione.
Per cosa era famoso? Il padre di DragonBall e non solo
Akira Toriyama ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo dell’animazione e del fumetto giapponese grazie a Dragon Ball, un manga e un anime che ha raggiunto da decenni anche l’Italia in tutti i modi possibili.
La famosa serie, creata nel 1984, racconta le avventure di Goku dalla sua infanzia fino all’età adulta, intrecciando elementi di arti marziali, ricerca spirituale, e battaglie epiche.
Dopo aver chiuso il capitolo Dragon Ball, Akira Toriyama ha preso una pausa dal disegno, stanco ma non fermato. Ha sceneggiato lo spin-off Dr. Slump colpisce ancora e dato il via al remake dell’anime. Ha poi messo le mani su Dragon Ball GT e sfornato miniserie come Cowa! e Sand Land.
Il 2002 lo vede promotore della Shonen Jump americana, pubblicando anche un’intervista. Collabora con Eiichirō Oda per il crossover Cross Epoch e con Masakazu Katsura per Sachie-chan’s Goo! e Jiya. Nel 2013, spinge per la consapevolezza ambientale con Oishī Shima no Ū-sama e lancia Jaco the Galactic Patrolman, sua ultima opera solista per via dell’età. Non si ferma qui: dirige i film Dragon Ball Z: La battaglia degli dei e La resurrezione di ‘F’, contribuendo alla nascita di Dragon Ball Super con Toyotarō. Le sue azioni continuano a ispirare, evidenziando la sua figura di icona indiscussa nel mondo del manga e dell’anime.