Campi Flegrei: ci saranno altre scosse dopo il 13 marzo? Cosa dicono gli esperti

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Dopo il terremoto di magnitudo 4.4 che ha colpito i Campi Flegrei il 13 marzo, molte persone si chiedono se ci saranno altre scosse e quale sia l’evoluzione della situazione. Secondo Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), nuovi eventi sismici sono possibili e rientrano nella normale attività della zona. Il terremoto è stato definito un evento superficiale, percepito intensamente dalla popolazione, ma senza evidenze di fenomeni legati a un’eruzione imminente.

Il sisma del 13 marzo e la sua intensità

Il terremoto registrato all’1:25 del 13 marzo aveva un epicentro tra Pozzuoli e Bagnoli, a una profondità di 2,5 km. La sua magnitudo di 4.4 lo rende uno degli eventi più forti registrati nella zona negli ultimi anni. Un sisma di pari intensità si era già verificato il 20 maggio 2024, con un epicentro sempre nei Campi Flegrei. Il tipo di eventi sismici è legato al fenomeno del bradisismo, un sollevamento del suolo tipico dell’area flegrea dovuto alla pressione sotterranea.

Secondo Doglioni, la scossa del 13 marzo ha avuto un impatto significativo perché l’energia si è liberata in superficie, amplificando la percezione del movimento tellurico e causando cadute di calcinacci e danni minori agli edifici, come accaduto a Bagnoli e Pozzuoli.

Possibili nuove scosse: cosa aspettarsi?

Gli esperti concordano sul fatto che altre scosse potrebbero verificarsi nei prossimi giorni o settimane. Il fenomeno dello sciame sismico è tipico delle aree vulcaniche come i Campi Flegrei, dove i terremoti possono manifestarsi con frequenza variabile. Secondo Doglioni, l’attività sismica è strettamente legata alla recrudescenza del sollevamento del suolo, un fenomeno che indica la dinamica interna del vulcano ma che, al momento, non suggerisce un’imminente eruzione.

Fattori da tenere in considerazione:

  • L’attività bradisismica continua ad aumentare, con il suolo che si sta sollevando a un ritmo di circa 3 cm al mese.
  • Le scosse future potrebbero avere magnitudo variabile, con episodi di bassa intensità alternati a eventi più forti.
  • Le autorità monitorano costantemente la situazione per garantire la sicurezza della popolazione.

C’è il rischio di un’eruzione?

Uno dei timori più diffusi è che l’attività sismica possa anticipare un’eruzione vulcanica. Ma secondo Doglioni, non ci sono segnali di risalita di magma che possano far pensare a un’eruzione imminente. Gli studi dell’INGV indicano che il magma potrebbe raffreddarsi in profondità o rimanere statico senza risalire verso la superficie.

Le analisi dell’INGV e dell’Osservatorio Vesuviano continuano a monitorare le emissioni di gas e le variazioni geochimiche nel sottosuolo, parametri fondamentali per individuare eventuali cambiamenti significativi. Al momento, i dati raccolti non indicano alterazioni che possano suggerire un pericolo immediato.

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