Abbattimento del “Bronx” di San Giovanni a Teduccio, si inizia dai Box
San Giovanni a Teduccio, uno dei quartieri più popolosi di Napoli, ricco di storia e tradizioni, è in procinto di assistere a un significativo cambiamento. Questo quartiere, un tempo fulcro delle attività industriali della città e ora prevalentemente residenziale con una prevalenza di edilizia popolare, ospita anche il campo universitario, inclusa la prestigiosa sede di Apple.
Il suo rione, noto come il “Bronx di Napoli” (anche se è un “nomignolo” ben poco gradito dai residenti e alle associazioni di zona che lottano per la riqualificazione urbana dell’area) è destinato a una completa metamorfosi grazie a un ambizioso progetto di rigenerazione urbana. Le vecchie strutture e gli spazi urbani, testimoni di un passato operoso, sono pronti a cedere il posto a nuove costruzioni.
Quando furono costruite le case di Taverna del Ferro
Le case di Taverna del Ferro non sono un semplice agglomerato di edifici, ma rappresentano un pezzo importante della storia di Napoli. Costruite nel periodo successivo al devastante terremoto del 1980, queste strutture sono diventate da simbolo di una Napoli resiliente, che si rialza dalle sue ceneri, a simbolo di degrado e corruzione.
Oggi, con il progetto di rinnovamento, queste abitazioni, testimoni di un’epoca di ricostruzione e di speranza, si preparano a fare spazio a un nuovo capitolo nella storia del quartiere.
La prima fase: demolizione di box auto, depositi e autorimesse
Il primo passo verso il rinnovamento di Taverna del Ferro inizia con la demolizione di strutture secondarie quali:
- box auto,
- depositi,
- autorimesse
Spazi un tempo essenziali per la vita quotidiana del quartiere, che ora rappresentano il simbolo di un inizio, la prima tessera di un mosaico che disegnerà un futuro diverso per l’area. La cittadinanza è stata infatti invitata ad avviare lo sgombero degli spazi in autonomia, prima che si adoperino le autorità dal 28 Gennaio 2024.
La partecipazione della cittadinanza locale e in particolare dei comitati locali dell’area è stata attiva, difatti hanno anche accompagnato i tecnici nel censimento delle aree in questione, il che sottolinea come il progetto sia stato ben accolto.
Per noi oggi è una giornata fondamentale, un evento che attendevamo da 40 anni. Se si procede concretamente ed in tempi brevi, questa operazione sarà il raggiungimento di un grandissimo risultato sia per il Comitato che per l’amministrazione Comunale. Stiamo scrivendo la storia di questo quartiere. Una storia che gli abitanti non dimenticheranno facilmente, perché è frutto di grandi sacrifici e sofferenza sentita in questi 7 anni di attività e di lotta. Ci auguriamo che venga data vita ad una fase nuova
Rosaria Cordone del Comitato Taverna del Ferro
Un processo di trasformazione che, partendo dalle piccole cose, si propone di rinnovare l’intero tessuto urbano, aprendo la strada a un ambiente più moderno e vivibile.
Come avverrà l’abbattimento degli edifici dell’area
C’è da precisare che il progetto, approvato in via definitiva qualche anno fa, negli ultimi 2 anni ha subito numerosissime variazioni e “cambi d’idea” da parte dell’amministrazione comunale. Ad esempio, nel 2022 era stata prevista la demolizione della sola “vela nord”, lasciando quindi intatta quella sud e le pareti laterali. Nel 2023 invece è risultato confermato l’abbattimento totale, ma nelle ultime settimane si è tornati a parlare di un possibile abbattimento parziale.
Qualora si dovesse procedere con l’abbattimento totale, l’abbattimento degli edifici di Taverna del Ferro a Napoli avverrà in due fasi.
Nella prima fase, che inizierà a Gennaio 2024 con lo svuotamento di depositi e garage, saranno progressivamente abbattuti i due edifici più degradati, quelli che si trovano in via Taverna del Ferro 11 e 13. In questa fase, i residenti di questi edifici saranno trasferiti in alloggi provvisori situati in altre zone della città. I lavori di abbattimento presumibilmente richiederanno alcuni anni.
Nella seconda fase, che dovrebbe iniziare nel 2025 (anche se è un’ipotesi fin troppo ottimistica), saranno abbattuti gli altri due edifici, quelli che si trovano in via Taverna del Ferro 9 e 15. Al termine di questa fase, i residenti di questi edifici saranno trasferiti in alloggi definitivi, che verranno costruiti nell’area di Taverna del Ferro dopo l’abbattimento delle vecchie palazzine.
I residenti degli edifici di Taverna del Ferro saranno trasferiti in alloggi provvisori situati in altre zone della città fino al termine dei lavori. Alloggi che saranno individuati dal Comune di Napoli in base alle esigenze dei singoli nuclei familiari. I residenti saranno informati in anticipo del trasferimento e riceveranno un’indennità per le spese di trasloco.
Gli alloggi definitivi, che verranno costruiti nell’area di Taverna del Ferro dopo l’abbattimento delle vecchie palazzine, saranno realizzati secondo i principi della rigenerazione urbana. Gli edifici saranno dotati di tutti i comfort e di servizi di qualità, come spazi verdi, aree sportive e servizi sociali.
Il progetto di rigenerazione di Taverna del Ferro è finanziato con i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). L’intervento ha un costo complessivo di oltre 106 milioni di euro e prevede la realizzazione di:
- 200 nuovi alloggi
- 10mila metri quadrati di spazi verdi
- 5mila metri quadrati di spazi per attività sportive e sociali
L’obiettivo del progetto è quello di riqualificare un’area degradata della città e creare un nuovo quartiere vivibile e più attrattivo.
Saranno abbattuti anche i 4 Murales di Jorit incluso quello di Maradona?
Se dovesse trovare conferma l’ipotesi di un abbattimento totale, il destino dei murales sarebbe segnato. La rigenerazione urbana di Taverna del Ferro comporta scelte difficili, tra cui la rimozione dei quattro murales di Jorit, opere d’arte a cielo aperto che hanno impreziosito le facciate delle “vele”.
Una decisione che include purtroppo anche il murale raffigurante Maradona, amato dalla comunità e dai fan del campione. Nonostante la loro rimozione susciti emozioni contrastanti, la speranza è che l’arte, così come il quartiere, possa vivere una nuova esistenza altrove, magari attraverso nuove opere che celebrino la memoria di ciò che è stato e l’aspirazione a ciò che sarà.