Tassa dei rifiuti a Napoli, aumenti fino a 300€ nel 2025

Buste dell'immondizia
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A Napoli, si sta registrando un considerevole caos riguardante la Tassa sui Rifiuti (Tari), ma cos’è successo? In sostanza circa 20.000 utenze sono state eliminate dall’anagrafe della Tari in fase di aggiornamento della stessa, così come richiesto dalla giunta Manfredi.

I motivi di tali eliminazioni sono variegati, tra questi per lo più troviamo:

  • decessi,
  • tentativi di evasione fiscale
  • semplici cambi di residenza

Questa riduzione ha causato un calo drastico nel numero di contribuenti, con la conseguente necessità di aumentare la tassa sui rifiuti del 20% per coprire i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti.

L’Impatto sulle famiglie e sull’economia locale

L’aumento della tassa sui rifiuti avrà un impatto considerevole sull’economia locale.

Le famiglie napoletane, a partire dal gennaio 2025, dovranno sostenere un aumento medio di tra i 90 e i 300 euro, a seconda della metratura dell’abitazione. Un aumento che andrà a sommarsi a quella che, ad oggi, è la TARI più costosa d’Italia.
Gli unici a non risentire di questo incremento saranno gli evasori, che continuano a rimanere nascosti all’Anagrafe.

In sostanza si conferma il modello che premia l’evasore e affonda chi paga onestamente.

Come si è arrivati a quest’ulteriore aumento?

Il problema ha avuto inizio nel 2019, quando le tariffe sono state ricalcolate per coprire un costo del servizio pari a 232 milioni. A maggio dello stesso anno, durante l’emissione degli avvisi bonari, si sono rilevate numerose utenze intestate a soggetti con attività cessate da tempo.

Qualcosa non quadrava ed è stato necessario aggiornare l’anagrafe, operazione che, in realtà, andava compiuta già nel 2019.

Ritardi e Disallineamenti

Nonostante la pulizia dell’anagrafe, le pratiche presentate dai contribuenti a partire dal 2016 non sono state elaborate fino a marzo 2019, quando sono state riviste le tariffe.

Questo ritardo si è tradotto in una serie di errori, principalmente legati a immobili non più detenuti. Le risorse disponibili erano state destinate principalmente alla ricezione del pubblico, e solo ad agosto 2019, con l’assegnazione di nuovo personale, è stata avviata l’analisi delle istanze.

Questo ritardo ha avuto ripercussioni significative:

  • Numerosi casi di imposizione di beni non più in possesso del contribuente
  • Molti casi di società chiuse da anni ma ancora registrate nell’anagrafe tributaria
  • Casi di duplicazione della stessa utenza a seguito di trasferimenti Sapna

Tali problemi hanno evidenziato che la banca dati Tari era largamente inaffidabile all’inizio del 2019.

L’aggiornamento dei dati ha causato, difatti, un “disallineamento” che ha portato ad una perdita di base imponibile di circa 17 milioni.

Questo disallineamento è stato causato da una serie di fattori, tra cui:

  • Il trasferimento degli studi professionali dalla categoria 11 alla 12, che ha comportato una riduzione del prelievo fiscale di circa 2 milioni
  • L’esclusione delle superfici produttive delle aziende industriali dall’assoggettamento alla Tari, che ha portato a una ulteriore riduzione del gettito di circa 3 milioni
  • La registrazione di una perdita dalla base imponibile di circa 17 milioni a causa delle attività di bonifica nel 2019

L’Insufficienza di personale tra le cause

La mancanza di personale fino alle assunzioni di agosto 2019, ha rallentato l’analisi delle pratiche, portando a ritardi significativi negli accertamenti. Ciò ha contribuito all’inaffidabilità della banca dati della Tari, generando una serie di errori e discrepanze.

Ma dov’era impiegato questo personale carente? A quanto sembra presso gli sportelli per rispondere all’utenza che si affollava sempre più presso gli uffici, un vero e proprio cane che si morde la coda in cui ad un maggior disservizio si rispondeva con maggior personale agli sportelli che portava a maggiori disservizi.

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