7-14-21-28 di Rezza-Mastrella al Teatro Bellini | Intervista e recensione
L’intervista agli artisti Antonio Rezza e Flavia Mastrella e la recensione dello spettacolo 7-14-21-28 in scena al Teatro Bellini di Napoli
Raccontare uno spettacolo di Antonio Rezza e Flavia Mastrella non è mai facile. Antinarrativo per eccellenza, Rezza non crea mai una trama per le proprie opere né inventa o approfondisce personaggi veri e propri.
Con “7-14-21-28”, in scena dal 12 febbraio al Teatro Bellini di Napoli, l’artista fa nuovamente utilizzo dell’algebra (dopo il precedente Fratto X) per ricordare perennemente allo spettatore che ormai non siamo altro che tanti riferimenti numerici che vagano per la società alla ricerca di un’identità non più nostra.
Nonostante lo spettacolo sia stato già proposto nei teatri nel 2009, l’irriverenza, l’eccesso e la comicità provocatoria che lo contraddistinguono risultano attuali più che mai. E quando, a sipario aperto e a luci ancora spente, avvertiamo la presenza di un Rezza già attivo sul palco intento a dondolare su un’altalena posta proprio al centro, ci rendiamo subito conto che qualcosa di surreale sta per accadere.
Completamente immerso nell’habitat creato da Flavia Mastrella, tra drappi rossi, veli da sposa, lacci, corde, reti e pedane, Rezza salta, urla e corre a dorso nudo passando da un personaggio all’altro senza preavviso.
Così possiamo incontrare l’uomo sommerso da problemi psicologici facilmente curabili con una Zigulì, padre frustrato e arrabbiato con un figlio immaginario; l’operario di fabbrica precario e pessimista che non può soddisfare le richieste dei figli; il sacerdote pedofilo; gli sposi “di fronte, di dietro e di sguincio”.
Tuttavia, il clou ci viene offerto dalla scena che dà il titolo all’opera, una specie di gioco della campana che rende gli uomini perfettamente identificati con i numeri con i quali ormai vivono in simbiosi. E a quel punto non possiamo non stupirci, partecipare all’evoluzione della scena, ridere a crepapelle e, infine, riflettere.
Sì, perché, nonostante l’apparente nonsense degli episodi dello spettacolo, il surreale che ci troviamo di fronte è anche una carrellata critica nei confronti di temi quali la sanità distorta che ci vuole rendere felici con gli psicofarmaci, l’anticlericalismo contro una chiesa che sta perdendo i propri valori, la solitudine dell’uomo moderno, la politica ridotta a grugniti emessi da candidati uguali tra loro.
Insomma, uno spettacolo pungente e divertente, in cui, a farla da padrone, sono il corpo e la mimica eccezionale di Antonio Rezza.
Di seguito, vi riportiamo un’intervista fatta da Napolike al duo artistico, sia prima dello spettacolo al Teatro Bellini sia in occasione della presentazione del corto Troppolitani 56, proiettato l’11 febbraio presso l’ex Asilo Filangieri. Un documentario che tratta il tema del razzismo e dell’intolleranza attraverso paradossali interviste fatte ai passanti di Milano, la città più multietnica d’Italia.
Il cortometraggio Troppolitani 56 affronta la delicata tematica del razzismo..
A.R.: Secondo me, in fondo, il razzismo non esiste. Uno dei messaggi del documentario che abbiamo girato è che esiste solo la stupidaggine della gente, perché ognuno di noi ha una sua visione personale delle cose.
Lo spettacolo 7-14-21-28 è andato in scena per la prima volta nel 2009. Da dove nasce l’esigenza di riproporlo?
F.M.: La prima volta che lo abbiamo portato in scena a Napoli fu nel 2009 alla Galleria Toledo, un teatro più piccolo rispetto al Bellini. Infatti, per l’occasione, la Galleria stessa modificò i propri spazi, ingrandendo il proprio palco per permetterci di mettere in scena lo spettacolo. Quest’anno, invece, ci esibiremo in un teatro più grande e con spazi più adatti.
A.R.: Personalmente, trovo questo spettacolo un’opera molto più coraggiosa rispetto a Fratto X.
È cambiato qualcosa nella sceneggiatura, dopo tanti anni? O è cambiato qualcosa in voi?
F.M.: è cambiato il corpo di Antonio. Le parole della sceneggiatura sono le stesse, ma è mutato il modo di proporle.
Sia con Fratto X che con 7-14-21-28 fate riferimento all’algebra. Come mai questo accostamento?
A.R. e F.M.: si tratta di due parti di una trilogia; infatti l’equazione continuerà con un terzo spettacolo, che non ha ancora un titolo, ma che è attualmente in lavorazione ed uscirà nel 2015.
Ci avviamo sempre di più verso il numerico, si diventa sempre più specifici e si va verso lo scientifico piuttosto che verso l’umanistico. Ormai, ognuno di noi ha 7-8 numeri che lo seguono nella vita, tra bancomat, carte di credito e altro. Ogni persona si sta trasformando in numero e anche nello spettacolo ogni spazio diventa numero.
Inoltre, non ci sono personaggi veri e propri, ma varie manifestazioni di me (Rezza, ndr).
Entrando più nel privato..tu e Flavia state filmando un video che vede protagonisti te e tuo figlio.
A.R.: sì, documentiamo la crescita sua e la decrescita mia. Ogni tre mesi filmiamo me che trasporto lui fino a che sarà lui a trasportare me, da grande. Il tutto finchè io non morirò e lui trasporterà la mia bara. Così potrò essere attore anche da morto, è un modo per continuare a recitare anche nell’aldilà. Il film uscirà in tutti i cinema tra 40 anni!
Stasera andate in scena contemporaneamente alla partita di Coppa Italia del Napoli..
A.R.: Purtroppo sì, per questo ho previsto che se faremo meno spettatori del previsto, il Napoli perderà la partita…..io tiferò Roma! (ride)
In collaborazione con Francesco Branca